sabato 19 marzo 2011

Fernando Pessoa - Parte Terza


1915 – 1918, Da Orpheu all’assassinio di Sidonio Pais.

Il 1915 è l’anno della fondazione di “Orpheu”, rivista culturale di cui Pessoa entrerà a fare parte nello stesso anno. Come lui anche un suo grande amico farà parte degl’orfici, Mario de Sa-carneiro. Sono numerosi gli apprezzamenti poetici fra i due poeti, sarà grazie a Sa Carneiro se Pessoa scriverà “Oppiario” nello stile originale di Alvaro de Campos, sotto sua proposta. Il loro rapporto si interrompe bruscamente l’anno successivo per il suicidio di Sa Carneiro in un hotel, a Parigi. La notizia addolora molto Pessoa, che in futuro non dimenticherà di dedicargli poesie ed elogi.

Il 14 Aprile 1917 a Lisbona ha luogo la prima manifestazione futurista in Portogallo, nella quale Almada Negreiros, un orfista, terrà una conferenza dal titolo “ Ultimatum futurista alle generazioni del ventesimo secolo.” Un poeta plurimo come Fernando Pessoa restò favorevolmente colpito da un’iniziativa così travolgente, tanto da assorbirla e farla propria in qualche modo. A Novembre dello stesso anno esce l’unico numero di “Portugal Futurista” che rappresenta l’antitesi di “Exilio” e “ Centauro”, riviste più conservatrici. Portugal Futurista è una rivista a favore degli Orfici che scrivono anche su di essa, assieme a Poeti francesi. Nella rivista vengono inseriti i manifesti di Marinetti, Boccioni e Carrà. Pessoa pubblicherà su questa rivista “ Fantasie da Interludio” e “ Ultimatum” (firmato da Alvaro de Campos), un vero e proprio manifesto futurista dal tono Nietzschiano che mira alla sfera sovrastorica dell’universalità del popolo portoghese.

Il 5 Dicembre 1917 avviene il famoso colpo di stato a favore di Bernardino Cardoso da Silva Sidonio Pais, ambasciatore portoghese dal 1913 al 1916 in Germania, che ricoprirà la carica di Presidente e Primo Ministro proclamando dall’8 Dicembre la “ Repubblica Nuova” (termine coniato dallo stesso Pessoa per dstinguersi dalla forma di governo della repubblica precedente). La figura di Sidonio Pais è abbastanza carismatica per affascinare il Poeta, che in lui vede la continuazione del mito Sebastianista. Ma il suo governo dura poco. L’anno successivo è per Pessoa un anno difficile: Il 14 Dicembre 1918 (a guerra già conclusa) Sidonio Pais viene assassinato. Il sogno rigeneratore di Pessoa, il suo interesse per la politica, l’entusiasmo mostrato per la figura del nuovo presidente troveranno un tragico arresto. Inoltre muoiono altri due Orfici (Santa Rita Pintor e Amedeo Cardoso), da qui il gruppo degli orfici si disgrega. Inoltre, ad Ottobre dello stesso anno moriva in Sudafrica il patrigno di Pessoa. Così, nel Marzo 1920, dopo aver sofferto già di un colpo apoplettico nel 1915, la madre di Pessoa sbarca assieme ai fratellastri a Lisbona e va a vivere con il poeta al numero 16 di Rua Coelho da Rocha.

Un’Ofelia e l’amore.

Nel 1920 Fernando Pessoa lavora come corrispondente commerciale per l’estero. Ofelia Queroz è una giovane impiegata che lavora negli stessi uffici del poeta. L’amore sboccia all’insaputa dei colleghi, i quali non sospettavano probabilmente le numerose epistole di corrispondenza fra i due. Proprio dalle lettere a noi pervenute si scorge un lato infantile e scherzoso del poeta del tutto inedito. Ma la sua natura caotica farà lentamente scemare quest’amore per Ofelia, fino a porvi fine dopo “quasi un anno” di incontri e lettere amorose. Da sottolineare è il carattere frivolo e tenero delle conversazioni, che rivelano un lato amoroso raramente affrontato dal Pessoa artista e ortonimo.

Nell’opera pessoana c’è (tranne rare eccezioni) una mancanza di lirismo amoroso. Le uniche due eccezioni sono “Antinoo – erotismo omosessuoale” e “Ephitalanium – erotismo eterosessuale” ambedue pubblicati attraverso Olisipo nel 1921, e scritti in inglese.La sua personalità provava profondo pudore di fronte alle espressioni di immagini eroiche, tanto da definire questi due libri come “osceni” in una lettera del 1930 inviata a Gaspar Simoes (primo biografo di Pessoa)

“Olisipo” e “Athena, rivista d’arte”.

Nel 1921 Pessoa fonda assieme a due soci una ditta commerciale “ Olisipo” (antico toponimo di Lisbona, fondata da Ulisse secondo una leggenda). Si occupa sia di editoria che di commercio di prodotti portoghesi, installazione di nuove industrie, importazioni, intermediazioni, vendite minerarie. In una nota di Pessoa viene ritrovato un elenco di grande interesse riguardo il piano editoriale da lui stilato: comprendeva oltre 50 titoli in cui figuravano anche i suoi eteronimo maggiori. Tuttavia quest’attività durò poco, appena due anni, ed ebbe un successo discreto solo grazie a due libri che fecero molto scalpore: “Canzoni” di Antonio Botto, omosessuale dichiarato che manifesta nel libro le sue preferenze erotiche, e “ Sodoma Divinizzata” di Raul Leal, che prende le difese di Botto. I restanti due libri pubblicati nel 1921 sono di Pessoa “ Poemi inglesi 1 e 2” e “ poemi inglesi 3 – epitalhamium”. Sempre in quest’anno Antonio Sergio fonda la rivista “Saera Nova” (raccolto nuovo). Gli orfici, anche se in declino, entreranno in dissidio con questa rivista: sia Pessoa che gli orfici andavano oltre la concezione di Pascoaes (saudadismo) dando maggior risalto alla simultaneità del tempo presente, passato, futuro in considerazione della rinascita portoghese.

Nel 1922 viene fondata “Contemporanea” da Jose Pacieco, un altro Orfico. Il suo scopo era quello di ricostruire il gruppo di Orpheu. Pessoa pubblicherà alcuni testi molto importanti su questa rivista come “Il banchiere anarchico” e il poema “Mare portoghese” ovvero il primo nucleo del futuro messagio del 1934. Tuttavia “Contemporanea” non riesce nell’intento, gli intellettuali di Orpheu non si troveranno più riuniti sotto la stessa rivista. Tuttavia Pessoa persegue il suo desiderio fondare una propria rivista culturale e due anni più tardi fonderà la rivista “Athena, rivista d’arte” una rivista mensile, di cui usciranno cinque numeri tra l’Ottobre del 1924 ed il Febbraio del 1925. Pessoa vuole passare dal modernismo di Orpheu (dove De Campos era il modernista per eccellenza) opponendo un classicismo sereno, non fondato sullo spirito dionisaco (inteso come atteggiamento entusiasta della vita) ma sullo spirito apollineo (ovvero con una visione armonica e luminosa della stessa). Nei cinque numeri compaiono numerose opere sia di Pessoa ortonimo che dei suoi eteronimi: da sottolineare la famosa traduzione “Il Corvo” di E.A. Poe, e le poesie di Alberto Caeiro, fino ad allora sconosciuto al pubblico e noto solo a pochi intimi di Pessoa (verranno pubblicate ventitrè poesie tratte dal “Guardiano di greggi” e quindici tratte da “Poemi disgiunti”).

Tuttavia la pubblicazione di “Athena” verrà bruscamente interrotta dal poeta a causa della scomparsa della madre, avvenuta il 17 Marzo 1925. La sorellastra Enriquetta andrà a vivere con Pessoa in Rua Coelho da Rocha.

La crisi Portoghese: dal nazionalismo all’esoterismo.

Tra il 1920 ed il 1925 Pessoa si disinteressa delle vicende politiche portoghesi perchè sconfortato nel non vedere soluzioni soddisfacenti. Il Portogallo era in una grave crisi morale e costituzionale. Nell’aprile del 1925 con un’insurrezione militare ci sarà un colpo di stato Sidonista chiamato “Movimento delle spade”, che fallì sul nascere, ma anticipò la rivoluzione nazionale del 1926.

Tuttavia il colpo di stato rinvigorì la speranza in Pessoa verso una rinascita portoghese e riaccesse in lui l’interesse politico.

Dal 1919 al 1925 una forte insoddisfazione economica e politica porta la popolazione ad appoggarsi alle nuove forze di destra: si guinge così al 28 maggio 1926, in cui il generale Gomez da Costa, partendo dal nord del paese (da Braga, piccolo centro di provincia) si diresse a Lisbona senza incontrare resistenza.

Il 17 Giugno instaura un governo dittatoriale, ma appena il 9 luglio sarà deposto a favore del generale Oscar Carmona

Il 25 marzo del 1928 Carmona fu eletto presidente e fa la comparsa nella sfera politica Antonio De Oliveira Salazar ( Prof. Di economia presso Coimbra, promosso a Ministro dell’economia).

Salazar a partire dal 5 Luglio del 1932 fino al settembre 1968 fu primo ministro di un regime dittatoriale chiamato “Estado Novo”.

Pessoa trova in questi avvenimenti storici e politici terreno fertile per la sua idealizzazione poetica, ed intreccia l’interesse politico con la teosofia e l’occultismo. Nel 1925 Pessoa sviluppa due direttrici di pensiero: la prima esoterica, occultista ed iniziatica con l’interesse di ricercare un sapere tradizionale circa il divino, in termini eterodossi in relazione alla teologia cattolica, ed assumendo tradizioni orientali, templari e rosacrociane. La seconda, invece, patriottica: differente dalle correnti conservatrici del Portogallo dell’epoca (nazionalismo, integralismo e lusitanismo). La sua idea dell’esistenza quale realtà misteriosa e divina fu più volte esposta in vari poemi e nell’elegia a Sidonio Pais, oltre che in “Messaggio”.

Il suo interesse per l’occulto si espande anche alla traduzione di testi Teosofici inglesi, all’adozione di tecniche Rosacrociane, allo studio dell’astrologia, e ad avere contatti diretti con autorità del settore a lui contemporani. Egli stesso provò esperienze mediatiche e mistiche.

Il suo impegno patriottico invece è sempre stato presente nella sua opera, manifestandosi in termini di Sebastianismo Messianico. Così, sulla scia di Bandarra (ciabattino profeta che scrisse le “Trovas”) e Padre Vieira (gesuita, missionario in brasile e paladino della restaurazione portoghese) assunse in forma propria il mito del “Velato” o “ Desiderato” , e il mito del “Quinto Impero” (dal profeta Daniele).

Gli ultimi anni

Nel gennaio 1926 fonda insieme al cognato “Caetano Diaz” una rivista economica “Revista do Comercio e Contabilidade” periodico mensile di cui uscirono sei numeri. Oltre la metà dei testi scritti dallo stesso Pessoa. Testi scritti con estremo rigore, di carattere esemplare e suggestivo. Dimostra di essere, oltre un grande poeta, anche un forte osservatore dei fatti e dei mutamenti economici a livello internazionale.

L’abuso di Alcol per una vita intera (specialmente accentuato negli ultimi anni) lo portò in ospedale nel novembre del 1935 per una crisi epatica. La sera del 30 Novembre perse la vista e morì poco dopo. La sua ultima frase, scritta nella lingua in cui era stato educato fin dall’adolescenza fu “I know not what tomorrow will bring (Non so cosa porterà il domani)”.

Venne sepolto il giorno successivo nella tomba di famiglia.

Nel 1985 i suoi resti furono traslati nel Monastero “Dos Jeronimes”, per esattezza nel bellissimo chiostro. La sua tomba, oltre al suo nome ortonimo, porta anche quello di Alberto Caeiro, Ricardo Reis e Alvaro de Campos.

giovedì 25 novembre 2010

Fernando Pessoa - Parte Seconda


La comparsa degli eteronimi maggiori

Il 1914 non è solo l’anno di “Pioggia Obliqua”. È l’anno della comparsa dei suoi tre eternomini maggiori: Alberto Caeiro, Ricardo Reis e Alvaro de Campos. Pessoa parla di un evento straordinario, avvenuto in un solo pomeriggio, dove queste tre personalità distinte si sarebbero rivelate in lui provocando un impulso frenetico alla scrittura in tre differenti stili. Tuttavia questo fatto non è provato, ed anzi esistono molte discordanze sulle date di questo giorno fatidico ma soprattutto sulla nascita simultanea dei tre eteronimi maggiori. Egli stesso ammette di averli presagiti tempo prima sotto forme vaghe e differenti, e che solo nel 1914 si siano manifestati in maniera coincisa e chiara, tanto da poterli descrivere dettagliatamente uno ad uno:

« Un giorno in cui avevo definitivamente rinunciato — era l'8 marzo 1914 — mi sono avvicinato da un alto comò e, prendendo un foglio di carta, mi sono messo a scrivere, all'impiedi, come faccio ogni volta che posso. E ho scritto circa trenta poesie di seguito, in una specie di estasi di cui non riesco a capire il senso. Fu il giorno trionfale della mia vita e non potrò mai averne un altro come quello. Cominciai con un titolo: O Guardador de Rebanhos (Il Guardiano di greggi). E quello che seguì fu la nascita in me di qualcuno a cui diedi subito il nome di Alberto Caeiro. Scusate l'assurdità di questa frase: il mio maestro era sorto in me ».

Dunque il 1914 è l’anno del giorno “ trionfale”. Pessoa conosce il suo Maestro, Alberto Caeiro, il neoclassicista Ricardo Reis e lo stravagante dandy Alvaro de Campos.

Alberto Caeiro

Il primo, quello che Pessoa definisce appunto il suo Maestro, è Alberto Caeiro. Nasce a Lisbona nel 16 aprile 1889 e muore nel 1915. Vive nel complesso una vita da contadino, a contatto con la natura, nella campagna circostante dove si trasferisce già da bambino dopo la morte dei suoi genitori. Segue gli studi solo fino alla quinta elementare, ed è quindi noto come un poeta-filosofo autodidatta. Tuttavia Caeiro è insofferente a questo appellativo: la sua poesia, la sua filosofia è in verità una non-filosofia. Egli è convinto che la semplicità dell’essere debba essere osservata direttamente, senza il pensiero e senza il linguaggio, ritenuti dal poeta mezzi inadatti all’osservazione del reale. Il suo linguaggio, seppure semplice, propone riflessioni profonde alla ricerca della Realtà. A questo scopo per Caeiro tutta la metafisica è un errore. Tutto il linguaggio atto alla metafisica è menzogna. La realtà non nasconde nulla, non contiene significati simbolici. Servono invece occhi lontani dal pensiero per riuscire a cogliere l’essere delle cose, la loro essenza diretta e disarmante negli sguardi di tutti gli intellettuali dediti al pensiero e al raziocinio. Difatti è pur vero che l’uomo, lontano dalla realtà oggettiva, è portato a inventare attraverso il suo linguaggio una realtà da lui indagabile, conoscibile, e mentre questo tentativo segna il fallimento del linguaggio umano nei confronti del reale, questi compromessi della ragione altro non possono rappresentare che il vero e proprio fallimento della metafisica.

« Sono un guardiano di greggi.
Il gregge è i miei pensieri.
E i miei pensieri sono tutti sensazioni.
Penso con gli occhi e con gli orecchi
e con le mani e i piedi
e con il naso e la bocca.
Pensare un fiore è vederlo e odorarlo
e mangiare un frutto è saperne il senso.
Perciò quando in un giorno di calura
sento la tristezza di goderlo tanto,
e mi corico tra l'erba
chiudendo gli occhi accaldati,
sento tutto il mio corpo immerso nella realtà,
so la verità e sono felice. »


Alberto Caeiro, Il Guardiano di greggi.

La relativa semplicità di linguaggio del poeta nasconde una non-filosofia complessa e articolata: Ricardo Reis parla di un “neopaganesimo” inteso come abbandono da parte della gente della fede religiosa e dei suoi principi in direzione di nuove fonti pseudo religiose che esaltino maggiormente i valori ultraterreni (rifacendosi al mondo pagano). Il Maestro di questo movimento eletto è appunto Alberto Caeiro, ed i suoi discepoli sono molto altri eteronimi tra cui lo stesso Ricardo Reis, Alvaro De Campos e Pessoa stesso. L’opera di Caeiro può essere quindi interpretata come la ricostruzione integrale del paganesimo, così come nè i greci nè i romani poterono concepirlo. Viene vissuto in modo più profondo del semplice trasporto del sentimento o dell’utilizzo della ragione. La sua poetica si muove attraverso un progresso di sensazioni accompagnato da un intuizione sovraumana come quelle che fondano religioni o culti eterni: senza però avere nulla di religioso, nulla di metafisico. Caeiro ha scoperto il mondo senza rifletterci sopra, egli rappresenta il “Rivelatore della realtà”, “l’Argonauta delle sensazioni vere”.

«signor Caeiro, lei è un materialista? »

«no, non sono materialista, ne deista, ne niente. Sono un uomo che un giorno, aprendo la finestra, ha scoperto questa cosa importantissima: che la Natura esiste. »

Ricardo Reis

« [...]Verso il 1912 , salvo errori (i quali, comunque, sarebbero minimi) mi venne l’idea di scrivere qualche poesia di indole pagana. Abbozzai qualcosa in versi irregolari (non nello stile di Alvaro de Campos, ma in uno stile di regolarità media), e lasciai perdere. Si era abbozzato in me, tuttavia, in una non tanto chiara penombra, un vago ritratto di colui che stava scrivendo quei versi. ( Era nato, senza che io lo sapessi, Ricardo Reis) [...].»

Ricardo Reis, nato il 19 settembre 1887 e morto il 30 novembre 1935 (anno della morte di Pessoa) è un medico che dopo la caduta della monarchia in Portogallo, avvenuta nel 1912, si autoesilia in Brasile. Latinista per educazione ricevuta e semi ellenista autodidatta, Reis è l’eteronimo maggiore che rielabora in modo razionale la corrente neoclassica alla quale si è fortemente ispirato.

Frederigo Reis, parente di Ricardo e semieteronimo pessoano, spiega in una nota la corrente filosofica del cugino, vicina ad Epicuro. Quest’ultimo, come risaputo, negava l’intervento divino nelle questioni umane e affermava l’eternità della materia dotata di una fonte interna che darebbe movimento a tutto. Epicuro è anche un sensualista che crede nelle sensazioni: gli errori quindi deriverebbero da una loro cattiva interpretazione. La conoscenza ha un unico scopo per gli epicureisti: liberare l’uomo dalla superstizione, dalla paura degli dei e dalla morte. Anche per questo, l’uomo, dovrebbe avere un ideale individualista che tenda ad evitare le sofferenze. Su queste basi concettuali, riassunte e rielaborate, Ricardo Reis propone un neo-classicismo “scientifico” come reazione a due correnti del suo tempo: il romanticismo moderno e il neoclassicismo alla Maurras. Lo stesso Frederigo parlerà della filosofia del poeta come di un “epicureismo triste”, una solitudine votata alla ricerca della calma, della tranquillità, ben lontana da attività inutili e faticose. Tuttavia questa condotta è solo temporanea secondo Reis, la sua durata riguarda solo il periodo di dominazione dei barbari (dei cristiani, quindi). Dunque un’ulteriore astuzia è necessaria, l’illusione. Illusione della calma, della libertà, della felicità. Concetti che lo stesso poeta credeva inattingibili poichè: gli stessi dei non hanno libertà, sono anch’essi asoggettati al Fato; inoltre può essere forse felice colui che risulta esiliato dalla sua fede e dall’ambiente in cui la sua anima dovrebbe vivere? Quanto alla calma, chi vive nell’angustia complessa dei nostri giorni, chi vive sembre in attesa della morte, difficilmente può fingersi calmo.

« Come scrivo nel nome di questi tre (eteronimi maggiori)? [...] (quanto a Ricardo Reis scrivo) dopo una astratta deliberazione, che subito si concretizza in un ode».

«Pongo nella superba mente lo sforzo fisso

dell’altezza, e alla sorte lascio,

e alle sue leggi, il verso;

ché, quando è alto e regale il pensiero

suddita la frase lo cerca

e lo schiavo ritmo lo serve. »

« Così presto passa,

tutto quanto passa!

Muore

così giovane davanti agli dèi tutto quanto

muore!

Tutto è così poco!

Niente si sa,

tutto si immagina.

Circondati di rose,

ama, bevi, e taci.

Il resto è niente. »

«Per essere grande, sii intero: non eccedere o non

escludere niente di te.

Sii tutto in ogni cosa. Poni quanto sei

nel minmo che fai.

Così in ogni lago la luna intera brilla,

perchè alta vive. »

Ricardo Reis, Odi.

Alvaro de Campos

Stravagante. Smisurato. Contraddittorio. Alvaro de Campos è sicuramente l’eteronimo maggiore più vicino al Pessoa ortonimo. Non a caso sarà l’unico eteronimo con il quale Pessoa intratterà frequenti rapporti personali, tanto da risultare una figura poco amabile nei confronti della fidanzata del poeta, Ofelia Quieroz, nel 1920 e nel 1929.

Campos tende sempre all’azione, spesso sognata. Non era affatto un contemplativo.

Con le sue pubblicazioni creava spesso scandali (“ode trionfale”, “ode marittima” pubblicate su “Orpheu” nel 1915; “Ultimatum” pubblicato nel 1917).

Anche le poche informazioni che abbiamo su di lui sono di carattere contraddittorio: due lettere distinte che trattano la sua persona indicano due luoghi di nascita differenti, Tavira e Lisbona.

Tale contraddittorietà sarà una caratteristica contraddistintiva del suo stile, il più indisciplinato fra i tre eteronimi maggiori, dal punto di vista letterario. Comporrà “Oppiario”, una poesia in stile decadente datata come precedente a “Ode Marittima” ma composta in verità dopo questa; tale arteficio è dovuto ad una richiesta di un suo caro amico poeta, Mario de Sa-Carneiro, che gli propose di scrivere una poesia nello stile precedente all’influenza ricevuta dal suo maestro Alberto Caeiro dal 1914 in poi. Dunque “Oppiario” è una poesia complessa dal punto di vista della sua composizione giacchè Fernando Pessoa ha dovuto attuare ben due spersonalizzazioni per comporla: una prima da Fernando Pessoa ortonimo ad Alvaro de Campos, ed una seconda dall’ Alvaro de Campos influenzato dal suo maestro Alberto Caeiro a quello precedente a tale influenza.

Tuttavia il Campos più conosciuto e realizzato lo possiamo conoscere in un’altra evoluzione letteraria, che molti critici hanno indicato nel suo cammino: tre fasi, o meglio, tre sfaccettature possono essere individuate nel pensiero del poeta: una prima è impermeata dell’estetica decadentista, proprio quella di “Oppiario”, una seconda può essere definita sensazionista-futurista, ed è la fase di “Ode Marittima” ed “ Ode Trionfale”, infine una terza detta anche fase Personale, e include opere come “Tabaccheria” e “Lisbon Revisited”.

L’opera più incisiva di Alvaro de Campos, capace di riassumere il suo percorso letterario ed esistenziale è probabilmente “Tabaccaria”. A parlare è un campos stanco, passivo, angosciato, che caratterizza caratterizza la fase “personale” del poeta. Scritta il 15 gennaio 1928, è composta da 167 versi irregolari senza rima, sudduvisi da una breve introduzione, un corpo centrale e una conclusione.


«Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso voler essere niente.
A parte questo, ho dentro me tutti i sogni del mondo.
»

La breve introduzione descrive la dimensione esistenziale del poeta, dimensione vissuta attraverso l’opposizione tra essere (nulla) e sogno. Il corpo della poesia riprende esattamente queste due dimensioni figurandole come spazio interno (di una stanza dove si trova il poeta) e spazio esterno (la finestra che dà sulla strada). Le opposizioni e le contraddizioni si sviluppano attraverso questi spazi, il fuori (reale, oggettivo) ed il dentro (dimensione onirica, soggettiva) :


«Finestre della mia stanza,
[...]
vi affacciate sul mistero di una via costantemente attraversata da gente,
su una via inaccessibile a tutti i pensieri,
reale, impossibilmente reale, certa, sconosciutamente certa,
con il mistero delle cose sotto le pietre e gli esseri [...].
»

Seguono vari momenti di smembramento che stanno a significare la distruzione dell’io poetico e la sua disgiunzione riguardo i due spazi, interno-esterno, e la dimensione della realtà e del sogno.


«Oggi sono sconfitto, come se conoscessi la verità.
Oggi sono lucido, come se stessi per morire,
e non avessi altra fratellanza con le cose
che un commiato [...].

Oggi sono perplesso come chi ha pensato, trovato e dimenticato.
Oggi sono diviso tra la lealtà che devo
alla Tabaccheria dall'altra parte della strada, come cosa reale dal di fuori,
e alla sensazione che tutto è sogno, come cosa reale dal di dentro.

Sono fallito in tutto.
Ma visto che non avevo nessun proposito, forse tutto è stato niente. [...]


Mi scosto dalla finestra, siedo su una poltrona. A che devo pensare?
Che so di cosa sarò, io che non so cosa sono?
Essere quel che penso? Ma penso di essere tante cose!
[...]
Il mondo è di chi nasce per conquistarlo
e non di chi sogna di poterlo conquistare, anche se ha ragione.

Ho sognato di più di quanto Napoleone abbia realizzato.
Ho stretto al petto ipotetico più umanità di Cristo.
Ho creato in segreto filosofie che nessun Kant ha scritto.
Ma sono, e forse sarò sempre, quello della mansarda,
anche se non ci abito;
sarò sempre quello che non è nato per questo;
sarò sempre soltanto quello che possedeva delle qualità;
sarò sempre quello che ha atteso che gli aprissero la porta davanti a una parete senza porta,
e ha cantato la canzone dell'Infinito in un pollaio,
e sentito la voce di Dio in un pozzo chiuso.
Credere in me? No, nè in niente.

[...]
Schiavi cardiaci delle stelle,
abbiamo conquistato tutto il mondo prima di alzarci dal letto;
ma ci siamo svegliati ed esso è opaco,
ci siamo alzati ed esso è estraneo,
siamo usciti di casa ed esso è la terra intera,
più il sistema solare, la Via Lattea e l'Indefinito.
»

Le due dimensioni si alternano in un gioco di scene traverse, elementi caotici che prendono forma in questa e quella dimensione sotto il rigido smembramento poetico e il forte sentimento di stasi che porta il poeta a non appartenere definitivamente nè alla dimensione del Reale nè a quella del Sogno.

« (Mangia cioccolatini, piccina; mangia cioccolatini!
Guarda che non c'è al mondo altra metafisica che i cioccolatini.
[...]

Mi avvicino alla finestra e vedo la strada con assoluta nitidezza.
Vedo le botteghe, vedo i marciapiedi, vedo le vetture passare,
vedo gli esseri vivi vestiti che s'incrociano,
vedo i cani che anche loro esistono,
e tutto questo mi pesa come una condanna all'esilio,
e tutto questo è straniero, come ogni cosa.
Ho vissuto, studiato, amato, e persino creduto,
e oggi non c'è mendicante che io non invidi solo perché non è me.
Di ciascuno guardo i cenci e le piaghe e la menzogna,
e penso: magari non ho mai vissuto, nè studiato, nè amato, nè creduto
(perché si può creare la realtà di tutto questo senza fare nulla di tutto questo);
magari sei solo esistito, come una lucertola cui tagliano la coda
e che è irrequietamente coda al di qua della lucertola.

[...]
Essenza musicale dei miei versi inutili,
magari potessi incontrarmi come una cosa fatta da me,
e non stessi sempre di fronte alla Tabaccheria qui di fronte,
calpestando la coscienza di esistere,
come un tappeto in cui un ubriaco inciampa
o uno stoino rubato dagli zingari che non valeva niente.
[...]»

Infine il reale torna ad impossessarsi dell’esistenza del poeta e segue la conclusione della poesia come un ritorno all’oggettività esterna. Il reale oggettivo è appunto rappresentato dall’esterno, dall’immagine della tabaccheria di fronte, mentre il quadro soggettivo è la sensazione mentale del poeta, sensazione espressa attraverso un sogno che Campos crede reale là dove nasce, dentro di sè (A parte questo, ho dentro me tutti i sogni del mondo.) Il reale oggettivo è ciò che nel poeta crea dubbio e perplessità, lasciandolo in sospeso nella sua stasi esistenziale. Nella conclusione segue l’anti-climax che è rappresentato dal tentativo da parte dell’io poetico di identificarsi con il reale oggetivo. Ne nascerà un fallimento che metterà in rilievo l’incapacità di agire per la macanza di energia interiore. Da questo fallimento esistenziale si sviluppa un’amarezza per la mancata concretizzazione dell’infinito sognato.



«Ma un uomo è entrato nella Tabaccheria (per comprare tabacco?),
e la realtà plausibile improvvisamente mi crolla addosso.

Poi mi allungo sulla sedia
e continuo a fumare.
Finche il Destino me lo concederà, continuerò a fumare.
(Se sposassi la figlia della mia lavandaia
magari sarei felice.)
Considerato questo, mi alzo dalla sedia.
Vado alla finestra.
L'uomo è uscito dalla Tabaccheria (infilando il resto nella tasca dei pantaloni?).
Ah, lo conosco: è Esteves senza metafisica.
(Il padrone della Tabaccheria s'è affacciato all'entrata.)
Come per un istinto divino Esteves s'è voltato e mi ha visto.
Mi ha salutato con un cenno, gli ho gridato Arrivederci Esteves!, e l'universo
mi si è ricostruito senza ideale ne speranza, e il padrone della Tabaccheria ha sorriso.
»

lunedì 15 novembre 2010

Fernando Pessoa


Il poeta plurimo.

Premessa

Trattare un poeta dell'importanza e della mole di Fernando Pessoa necessiterebbe di più di una sola premessa. Tuttavia il motivo di questa precisa premessa ne esclude la presenza di una qualsiasi altra poichè, proprio per l'importanza e la mole del personaggio in questione mi sono proposto di spezzare a più riprese il ritratto del Poeta, e di proporvelo quindi sotto forma di un percorso diviso per argomenti seguendo la cronologia biografica di Pessoa stesso. Spero, con questo lavoro, di poter avvicinare il lettore a questo gigante letterario, che possiede, certamente, un fascino ed una caratura unica in tutta la letteratura mondiale.


Un’adolescenza difficile

Il 13 Giugno 1888 a Lisboa nasce Fernando António Nogueira Pessoa. Figlio di un’infanzia difficile che nel 1893 gli porta via il padre, critico musicale, e nel 1894 il fratello minore. La madre conosce quindi un ufficiale della marina console a Durbans e lo sposa nel 1895. Il decennio seguente Pessoa lo vive in Sudafrica, allora una colonia inglese. Il sentimento dell’esilio dalla terra natia è qualcosa che il poeta sperimenta fin dall’adolescenza: si accorge ben presto di essere uno straniero in terra straniera. Tutti gli impieghi pubblici, riservati ai cittadini inglesi, gli vengono preclusi.Tenta di vincere una borsa di studio per l’Inghilterra, nazione ricca di ambizioni per il giovane poeta, ma il tentativo fallisce. Quindi nel 1905 torna in Portogallo dove si iscrive alla facoltà di Filosofia di Lisboa ma questa esperienza dura meno di un anno. A Lisboa Pessoa vive con una zia e sua nonna Dionisia, una figura molto importante per la sua attitudine alle discipline umanistiche, in particolar modo alla letteratura e alla poesia. Nel 1907 Dionisia muore lasciando al poeta una piccola eredita con il quale egli tenterà di aprire una tipografia («Empresa Ibis») senza però trovare troppa fortuna. Nel 1908 Pessoa ha vent’anni, va a vivere in una camera in affitto e diventa corrispondente commerciale per l’estero ( l’odierno traduttore per imprese) ed inizia a firmare i suoi scritti con l’eteronimo/pseudonimo « Alexandre Search ».

Alexandre Search, un percorso alla ricerca di sé attraverso il molteplice

Sebbene il piccolo Pessoa in Sudafrica avesse già composto qualche scritto, in particolare lettere che egli stesso si indirizzava, è con la figura di Alexandre Search che inizia un vero e proprio percorso verso la ricerca della propria identità. Il lavoro di corrispondente gli permette di sfruttare l’ottima conoscenza della lingua inglese, frutto del soggiorno a Durbans, e di coltivare l’assiduo interesse alla conoscenza del «tutto», in particolar modo nelle materie umanistiche. La comparsa di Alexandre Search, indicativa già dal nome ( «search», «ricerca» in inglese), rappresenta un punto di partenza fondamentale per il poeta. Inizia un’indipendenza economica sempre sofferta, un tentativo di affermazione a livello intellettuale che tarda a manifestarsi, ed ancor più un confronto con sé stesso approfondito e segnato dalla nascita degli eteronimi. Il concetto di «eteronimo» va distinto dal più diffuso e utilizzato concetto di «pseudonimo». Quest’ultimo infatti è una finzione, spesso letteraria, dietro la quale si nasconde l’autore di un determinato testo. L’eteronimia invece non è una semplice finzione artistica, bensì una funzione specifica e molto più dettagliata: quando Pessoa firma i suoi scritti con i nomi dei suoi eteronimi non è più Fernando Pessoa ad averli scritti, ma «qualcun’altro». Gli eteronimi di Pessoa sono vere e proprie spersonalizzazioni, personalità lontane anche anni luce da quella di sé medesimo, che emergono e manifestano attraverso l’arte il proprio stile, la propria intellettualità, il proprio credo, la propria persona. Tutti gli eteronimi hanno una bibliografia, con data di nascita e percorso di studi o di carriera, possiedono personalità e caratteri distinti e perfino sembianze differenti.

Dal punto di vista strettamente letterario ci troviamo dinanzi ad una coterie di autori distinti, riuniti principalmente sotto la guida di Alberto Caeiro, considerato da Pessoa stesso suo Maestro, di Ricardo Reis, raffinato poeta neoclassicista e di Alvaro de Campos, un dandy dallo stile intenso e sregolato. Fernando Pessoa, «Fingitore» per eccellenza della poesia contemporanea, si pone alla guida di queste personalità (oltre ad altri eteronimi o semi eteronimi minori) lasciando libero sfogo alle loro passioni, alle loro interpretazioni del mondo e della poesia. La sua genialità viene così canalizzata in queste distinte forme interpretative che gli permetteranno di esprimere stili e pensieri anche in contrasto fra loro. Sarà in gradi di conciliare un punto di vista non unitario, ma plurimo, fino al paradosso.

1912: Dal debutto su « A Aguia » al « Super Camoes »

Nel 1912 Pessoa debutta su « A Aguia », una rivista culturale portoghese che permetterà al giovane poeta di conoscere importanti intellettuali dell’epoca tra cui Pascoaes e Do Coimbra: il primo è un poeta che ipotizza una corrente Saudosista (da «saudade», nostalgia) di impronta nazionalistica, che mescola un sentimento nostalgico per i fasti passati portoghesi; inoltre sempre Pascoaes ipotizzava la nascita di una nuova religione miscellanea fra un cristianesimo popolare e un neo paganesimo di stampo portoghese.

Il secondo, Do Coimbra, è considerato da Pessoa uno dei più importanti filosofi europei. Il suo pensiero è di stampo intuizionista, derivante dalla scuola ideologica francese. Esprimerà il primato del mondo dello spirito sul mondo materiale, ed è anche da quest’aspetto che si può evincere l’importanza che la sfera spirituale troverà in Pessoa. Sempre lo stesso anno, nel 1912, Pessoa conosce anche un altro importante pensatore dell’epoca, Carlyle, che riprendendo la rivoluzione inglese promossa da Cromwell idealizzerà una figura poliedrica ( Re, Sacerdote, Poeta, Profeta) che avrà il compito di risollevare le sorti di una Nazione.

Per Pessoa questa figura diverrà il « Super Camoes » e la Nazione in questione il Portogallo.

Il Paulismo di «Paludi»

L’anno successivo, nel 1913, Pessoa viene allontanato dalla rivista appartenente al gruppo di « Reinasciensa Portoguesa » per un episodio poco felice, che tuttavia non allontanerà il poeta dall’ideologia culturale della rivista. Il 1913 è l’anno di «Paludi» o «Impressioni Del Crepuscolo», una poesia che vuole rappresentare il manifesto di una corrente poetica chiamata da Pessoa « Paulismo ». L’intento del poeta è quello di superare l’ideologia della corrente Saudosista di Pascoaes nonchè l’immaginario del neosimbolismo europeo. Lo stile ricorda l’ultimo nichilismo di fine ottocento, ricco di ossimori e paradossi che mettono in crisi il sistema simbolico e assecondano il disordine solo apparente della struttura enfatizzando o disincantando il ritmo:

Paludi

Paludi nello sfiorare ansie sulla mia anima in oro...

Rintocco lontano di Altre Campane...Scolora il biondo

grano nella cenere del tramonto...Corre un freddo

[carnale per l’anima...

Così sempre la stessa, l’Ora...Oscillare di cime di

[palma...

Silenzio che le foglie fissano in noi...Autunno tenue

d’un canto di vago uccello...Azzurro obliato in

[ristagno...

Oh, quale muto grido d’ansia mette gli artigli nell’Ora!

Che stupore di me anela ad altra cosa da ciò che

[piange!

Tendo le mani al di là, ma nel tenderle già vedo

che non è quello che voglio quello che desidero...

Cimbali di Imperfezione...O, tanta antichità

l’Ora esplulsa dal sé-Tempo! Onda di risacca che

[invade

il mio abbandonarmi a me stesso fino a venir meno,

a ricordare tanto l’Io presente che mi sento obliare!...

Fluido d’aureola, trasparente di Fu, vuoto d’aversi...

Il Mistero ha il sapore del mio essere altro...

[Chiardiluna sul non contenersi...

La sentinella è tesa...la lancia che configge nel suolo

È più alta di lei...Per cosa tutto questo?...Giorno

[piatto...

Rampicanti di sproposito che lambiscono d’Ora gli

[Oltre...

Orizzonti che chiudono gli occhi allo spazio in cui sono

[cerchi di errore...

Fanfare di oppi di silenzi futuri...Lontane carrozze...

Portoni visti lontano...fra gli alberi...così di ferro!

In questa prima poesia, scritta da Pessoa ortonimo, possiamo intuire un forte attrito nell’io del poeta. Il richiamo continuo all’Altro («...Altre Campane...» ;« ...Il Mistero ha il sapore del mio essere altro... ») mette in luce il palinsesto ideologico e caotico composto di paradossi e contraddizioni («...muto grido...» ;«... un freddo carnale... » ; «...Fanfare di oppi di silenzi futuri...») che caratterizza tutta l’opera di Pessoa. La sensazione della poesia è quella di un grido disperato che invece di esplodere verso l’esterno si chiude in sé, rimbomba, e l’eco che si crea diventa per l’autore un nuove sé, un modo per estendere il nulla al nulla: «... Orizzonti che chiudono gli occhi allo spazio in cui sono cerchi di errore... ». Lo stesso Ricardo Reis, eteronimo maggiore, parlerà di Fernando Pessoa come di un «gomitolo arrotolato dall’interno », un poeta chiuso nella molteplicità del suo Io, che invece di trovare un punto di contatto unitario con il proprio sé lo trovat attraverso il proprio sé, scoprendo numerose sfaccettature generate da un’implosione incontenibile dell’io verso la propria affermazione. Solo così si può spiegare la grandiosa proporzione della sua produzione artistica, le diffirenti e contrastanti ideologie che non potrebbero appartenere ad una singola persona, i differenti stili e modelli presi a riferimento. La necessità di essere tutto e la ricerca del nulla.

L’intersezionismo di «Pioggia Obliqua»

Nel 1914 Pessoa scrive una serie di poesie in versi liberi catalogati in numeri romani, intitolata «Pioggia Obliqua». L’anno successivo verrà pubblicata su «Orpheu», una rivista letteraria a cui Pessoa partecipa con grande entusiasmo. Con queste poesie nasce l’Intersezionismo.

Attraversa questo paesaggio il mio sogno di un porto

[infinito

e il colore dei fiori è trasparente di vele di grandi navigli

che salpano dal molo trascinando sulle acque quale

[ombra

le sagome al sole di quegli alberi antichi...

Il porto che sogno è cupo e pallido

e questo paesaggio è pieno di sole da questa parte...

Ma nel mio spirito il sole di questo giorno è porto cupo

e le navi che escono dal porto sono questi alberi al

[sole...

Liberato in doppio, mi sono abbandonato giù nel

[paesaggio...

E la sagoma del molo è la strada nitida e calma

che si eleva e si erge come un muro,

e le navi passano attraverso i tronchi degli alberi

con una orizzontalità verticale,

e lasciano cadere cime nell’acqua tra le foglie,una a una...

Non so chi mi sogno...

D’improvviso tutta l'acqua del mare del porto è

[trasparente

e vedo sul fondo, come una stampa enorme che vi

[fosse dispiegata,

tutto questo paesaggio, fila di alberi, strada che arde in

[quel porto,

e l'ombra di una nave più antica del porto che passa

fra il mio sogno del porto e il mio vedere questo

[paesaggio

e giunge vicino a me ed entra dentro di me,

e passa dall'altra parte della mia anima...

In questo scenario portuale dunque nasce l’intersezionismo Pessoano. Due punti di vista differenti si intersecano nelle descrizioni, senza mai sovrapporsi, dando vita ad un dualismo fra la soggettività del poeta e l’oggettività del reale («Il porto che sogno è cupo / e pallido e questo paesaggio è pieno di sole da questa parte... »). Come in «Paludi» anche in «Pioggia Obliqua» l’intento poetico non è fine a sé stesso: mentre nel primo caso Pessoa si proponeva il superamento dell’immaginario neosimbolista e della poesia Saudosista con «Pioggia Obliqua» nasce la necessità di mostrare l’intimo rapporto tra il «reale» e l’«immaginario». Non si tratta più di un’indagine all’interno della propria soggettività tale da mettere in luce gli ossimori e i paradossi della propria poetica, ma di un punto di vista più distaccato capace di analizzare la propria soggettività sia dall’interno (attraverso l’immagine del porto ideale) che dall’esterno (descrivendo appunto la sovrapposizione tra il reale e l’immaginario). Finchè la finzione stessa, il sogno, non si riversa sul reale «come una stampa enorme che vi / fosse dispiegata,...»e prende la forma di un’ «ombra di una nave più antica del porto» che attraversa letteralmente l’anima divisa del poeta, «che passa / fra il mio sogno del porto e il mio vedere questo/ paesaggio / e giunge vicino a me ed entra dentro di me,/ e passa dall'altra parte della mia anima...». Il richiamo a qualcosa di più antico del Porto stesso richiede alla soggettività un’esistenza a prescindere dal reale che lo precede e lo attraversa come un’esperienza del suo immaginario. Ma è anche un chiaro simbolo della scrittura, all’arte dello scrivere, che dispiega il proprio foglio sull’immaginario del poeta e gli dona una libertà espressiva imparagonabile a qualsiasi realtà. Di fatto con l’Intersezionismo Pessoa penetra a fondo nella realtà artistica a lui contemporanea (non a caso questa corrente ha subito il fascino ideologico del Cubismo) dimostrando una capacità produttiva ben fuori dalla norma. Non dimentichiamo che solo l’anno precedente aveva dato vita al Paulismo, con il quale aveva rinnovato e messo in crisi il sistema neosimbolista europeo.